Anteprima
Il racconto di oggi è la storia di un ragazzo
gay che vive la sua vita con molta sofferenza in un mondo fatto di pregiudizi che
non accetta la sua diversità .. le
difficoltà nascono soprattutto con suo padre ex ufficiale dell’Esercito un tipo dispotico tutto di un pezzo chiuso in una mentalità antica ,dove da molta importanza
ai pregiudizi della gente che
all’esigenze del figlio … Con questo mio
racconto vorrei sensibilizzare il lettore ad una attenta considerazione sui
diversi e i loro diritti..Nel mio breve
racconto e i personaggi sono
frutti di fantasia ogni
riferimento a persone e fatti realmente accaduti sono da ritenere di pura
casualità ..Buona lettura
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Non c’è giorno che passa senza pensare a quello che realmente sono ,non
c’è momento nella vita che mi domando
perché nessuno accetta la mia diversità. A volte non mi rendo conto come sia
arrivato a provare certe sensazioni. Fino a
ieri ero un bambino che piaceva giocare e soddisfare l’affetto dei
propri cari , cercando conforto nelle braccia di mio padre . Nei miei giochi
molte volte mi travestivo con le robe di mia madre ,come era bello vedersi allo
specchio con scarpe a tacchi alti e con certe camicie di seta dal collo ricamato ,amavo
vestirmi così ma senza farmi vedere dai miei. Amavo soprattutto mio padre il suo modo d’essere
autorevole ma allo stesso tempo buono e giocherellone. Quando arrivava mi prendeva
sulle sue ginocchia e mi accarezzava i capelli ,come era bello sentire
le sue gradi mani calde scivolare sulla mia testa mi sentivo protetto ed amato.
A sedici anni a diversità di tanti
coetanei della mia età che vanno pazzi
per scazzottate e svaghi folli io mi
chiudevo nella mia timidezza trascinando dietro occhi dispregiativi della gente,più di qualcuno non voleva che
frequentassi il figlio, così preferivo stare a casa a leggere un libro che
assorbire simili pregiudizi .Mi chiamo Andrea e sono alto 1.80 ,con fisico asciutto
ben messo, capelli castano chiaro, ed occhi verdi ,uno che quando cammini per strada si fa
guardare . Frequento il terzo anno di liceo linguistico e spero di andare all’università perché vorrei diventare scrittore . Tanti miei
coetanei hanno già la ragazza io no! Non
sentivo la necessità, per carità, non dico che non abbia voglia di scopare,
perché non è la verità e la seghe che mi sparo al giorno ne sono una
dimostrazione, però non so il perché, ma non ho mai creduto di poter avere
al mio fianco una ragazza con cui dividere certe cose, anche perché non provavo
attrazione per il sesso opposto e così mi sono dedicato allo sport. Sin da
quando avevo tredici anni amavo ballare
danza classica ,anche se non credo di trasformare questa mia passione in
una carriera professionista .Mi sento
benissimo quando sono insieme a tante miei amiche ballerine a condividere con
loro l’entusiasmi nei loro discorsi . Penso proprio d’andare d’accordo perché
sono come loro ,anzi una di loro. Una sera mio padre mentre cenavamo mi domando perché non facessi come sport il
calcio , risposi che non mi piaceva , lui con aria seccata per la mia risposta mi disse:” Andrea –
vorrei che la smettessi di andare a scuola di ballo –quello lo vedo adatto alla
femminucce , un ragazzo come te dovrebbe avere uno sport più adeguato ed avere
molte attenzioni per le ragazze .” Papà- risposi – non lascerò la scuola per un
genere di sport che piace solo a te.
Insomma !- rispose mio
padre con un tono di voce alterato .- Non voglio che la frequenti più. Stai
diventando lo zimbello del quartiere , non senti quello che dicono ?-
Adesso basta con i pregiudizi di merda! Io non la lascerò la
danza ,e non sarai tu a farmi cambiare idea- .M’ alzai da tavola senza finire
di cenare , nel voltarmi incrociai gli occhi di mia madre. Per la prima volta
mi accorsi con quanta tenerezza e dolcezza mia madre mi guardava ,capi solo in
quel momento che lei sapeva. Nei suoi occhi leggevo che non avrebbe mai smezzo
di amarmi. Entrai nella mia camera sbattendo la porta e lasciandomi
cadere sul letto .Arrabbiato e confuso rimuginavo
la discussione fatta poche ore prima..La notte arrivò mentre la mia mente mi
rimproverava di non aver detto cosa veramente pensavo e soprattutto quello che realmente ero, mi addormentai con
gli occhi pieni di lacrime .Nei miei numerosi ricordi ce ne uno in particolare che mi segno la vita .Un giorno tornando da scuola
vidi mia madre seduta sulla sedia davanti alla finestra che si affacciava
all’interno dell’edificio con il viso
rigato dalle lacrime , chiesi cosa fosse
successo , ma senza proferire parola mi abbraccio in senso di protezione non capivo questo suo
atteggiamento , ma poi mi accorsi di una
figura massiccia quella inconfondibile di mio padre sarei riuscito a riconoscerlo anche
ad un milio di distanza . Spalle larghe
, corpo massiccio, capelli rasati un portamento militare , fatto da duri
addestramenti perché lui era un ufficiale dell’esercito .Notai il uno guardo duro e furioso ,sembrava un toro fumante. Sfilo la
cintura dai passanti dal pantalone
indossato, una di quelle cinture militari con fibbia d’acciaio ed uno stemma
delle forze armate e si scagliò su di me con una tale ferocia da
non poter fiatare colpendomi più di una volta con la cintura . Mi colpiva e mi gridava,-Di non aver avuto un figlio finocchio
.Mi avrebbe ammazzato se non fosse intervenuta mia madre ! Sentii un
altro colpo violento che mi sfregiò la pelle sotto l’occhio, fu un grosso
taglio tanto che il sangue fuoriusciva
a zampilli . Corsi a rinchiudermi nella
mia camera , echeggiando le parole di mio padre “Finocchio “ ,ero ferito ed umiliato nell’anima non capivo
perché l’uomo che amavo tanto mi aveva
picchiato con una tale violenza da
lasciarmi i segni per diversi giorni , non accettava la mia diversità. Fini
conti sarei sempre stato suo figlio lo avrei sempre amato ,rispettato ,perché
non poteva accettarmi per quello che ero?
Il giorno dopo mi
alzai alla solita ora , mentre il sole filtrava tra le fessure della persiana.
Era una giornata tiepida d’inizio ottobre e nelle sue prime ore il traffico
caotico della città aveva preso il suo ritmo quotidiano, scuolabus con bambini
a bordo, rombi di motori e clacson d’auto ,passanti , apri le tende guardando
il gabbiotto del giornalaio di fronte .Era
aperto e Luca il giornalaio sistemava i notiziari del giorno .Tornai
dentro e scorsi l’orologio segnava le sette e quindici minuti ,dovevo sbrigarmi
altrimenti avrei fatto tardi a scuola . La scelta del mio abbigliamento era sempre una
scelta mitico logica,amavo abbinare i colori
del vestiario con gli accessori . Avevo uscito dal cassetto del comò una
maglia rigata dal colore marrone e rosa
il un pantalone rosa antico . Le scarpe sarebbero state un mocassino marrone
abbinato alla cintura, mi sembrava tutto perfetto ,mancava qualcosa si il tocco
finale un po’ di fondo tinta e l’eau de parfum Chanel.Scesi le scale di casa ed
usci dal grande portone e mi avviai
verso la scuola. Il liceo linguistico di A. Manzoni era un edificio
ponente posta
al centro tra la via Tirana e la via Vallarsa, precisamente in Via Brunico.Spesso volentieri al mio arrivo venivo
deriso dai miei compagni , accompagnato da innumerevoli nomignoli ,non ci facevo caso l’ ignoravo,lasciando che
si beffassero di me alle mie spalle . Quella
mattina successe una cosa strana, mentre mi guardavo a destra e a manca mi
scontrai con lui .
-Scusa non mi sono
accorto di te-
Pure tu sei nuovo ?- mi chiese come se quello che li
avevo appena detto non lo avesse sentito.
No! –risposi- se vuoi
posso accompagnarti .
–certamente –sto cercando la terza E –
Ma tu guarda la
combinazione io sono nella stessa classe, vieni con me!- risposi .
Comunque io sono
Andrea
Come? -Mi chiese
Mi chiamo Andrea
Logi e tu?
AH! Scusami sono
Giorgio Bruni
Stai con me? Ci
sediamo insieme? Anche perché non ho voglia di conoscere altra gente .Mi sento
molto nervoso . Sai sono di Bergamo ci siamo
trasferiti da poco a Varese e
praticamente non conosco nessuno .
Certo ! Non preoccuparti -risposi con aria soddisfatta per la richiesta .
Era la prima volta da
quando frequentavo il liceo che qualcuno mi chiedesse di sedersi con me. Quel ragazzino così schivo, con i
capelli neri, occhi azzurri e fisicamente simile a me, ebbi subito simpatia e forse anche un po’ di
attrazione per lui , inoltre neppure io
avevo voglia di conoscere altra gente e se non fosse stato per quello scontro,
neppure avrei cercato di conoscere lui. Entrammo in classe seguiti dagli
sguardi dei miei compagni che
confabularono tra loro e ci sedemmo all’ultimo banco vicino alla finestra .da
quel giorno rimanemmo insieme fino alla fine dell’ anno scolastico .Poi un bel giorno, Giorgio partì
insieme ai sui genitori in un'altra città .. Mi lasciò senza un saluto e non
seppi mai dove andò a vivere. Io
innamorato di lui senza mai averlo confessato mi chiusi in me stesso cercando conforto in
quello che i ricordi mi rammentavano .
Dieci anni
dopo -L’incontro
Dopo quel episodio che
mi segno la vita decisi di finire gli studi ,trovai un lavoretto come fotografo
in una tipografia pubblicitaria, e con il modesto salario trovai un monolocale ,con divisorio in cartongesso
che separava la camera da letto dalla cucina . Il bagno era una sistemazione
nello sgabuzzino . Tutto sommato ci stavo bene lo avevo arredato
in stile etnico. Vivevo solo e per compagnia avevo il mio computer
,regalato da mia madre al mio ventiseiesimo compleanno.
Oggi,avrò per la prima
volta il mio primo incontro ,finalmente vedrò di presenza quel ragazzo che da più
di tre mesi m’ accompagna nella mia vita tramite sms fatti su facebook e
messaggini telefonici in cui un “buondì” rende davvero ottimo la mattina e il
restante tempo del giorno. Sono molto emozionato .Lo conosciuto in chat di cui fui
iscritto da due amici che non riuscivano più a sopportare la stato della
mia inerzia, infatti, non ero mai stato
attratto da quei siti un po’ per timidezza e un po’ per paura ,anche perché non
mi sentivo pronto a vivere veramente e serenamente la “vita gay” a cui appartengo. Sapendo questa mia posizione gli amici decisero di
iscrivermi in secreto e, una volta fatto
il fattaccio, mi comunicarono la notizia. A questo punto trovatomi dentro, decisi di fare un
giro nella mia pagina e vidi che molti ragazzi avevano lasciato diversi
messaggi per me, decisi di leggere
qualcuno . Ci fu un messaggio che mi colpì molto era
stato scritto da un ragazzo di cui il
nome era Violetta.
“Ciao Andrea ti trovo molto interessante, mi piacerebbe
far parte delle tue amicizie questo è il mio indirizzo.. “(Violetta)
Non resistetti molto ero attratto ed affascinato dalla curiosità di sapere
chi fosse. Digitai il suo indirizzo ed attesi che mi rispondesse .Passarono
pochi minuti ed una finestrella mi segnalò che Violetta aveva accettato la mia
richiesta d’amicizia. Bastarono poche diciture per incominciare la nostra
conversazione ,parlammo per tutta la serata fino alle prime luci dell’alba scambiandoci
innumerevoli sms e il nostri corrispettivi numeri di cellulare. La mattina
seguente ricevetti un sms con scritto “ Buondì dolce rosa del mattino” la tua
amica Violetta,questi messaggi incominciarono ad essere frequenti ed
abitudinari ,anche le rispettive telefonate erano divenute frequenti tanto da
non poterne più farne a meno .Ogni momento era un ‘occasione per massaggiarlo o
sentirlo , mi rendevo conto che mi stavo
innamorando.
Una mattina oltre al buondì stava scritto “Ci vediamo domani alle 16 a piazza xx
settembre per un caffè non tardare, io non tarderò .Baci Violetta” Il cuore
prese a battere nel petto con una intensità mai provata prima ,stavo avendo un
appuntamento
per nulla al mondo avrei potuto
dimenticare quella data, quell’ora, quel luogo, lo aspettavo da tempo, da tutta
la vita forse. Spesso ed allungo ho aspettato che mi desse un appuntamento ,il motivo di quest’attesa non è
dovuto alla poca voglia di vedersi, bensì agli imprevisti. Infatti ogni volta
che si fissava un appuntamento succedeva un qualcosa che faceva rinviare questo
incontro. Ma questa volta nessun impedimento o imprevisto avrebbe rovinato i nostri
piani, oggi solo lui e lui prima di tutto. Arrivai con un anticipo di cinque
minuti cercando il bar mi accorsi che in quella pizza di bar n’ erano tre
.Quale di questo era quello giusto? Accesi il mio cellulare e digitai il numero
-Pronto dove sei?- Io sono in piazza
Vieni Andrea sono dietro di te. Mi girai e per un attimo non credevo ai
miei occhi avanti a me c’era un ragazzo snello e lanciato dai capelli neri con occhi azzurri un tipo da far perdere
la testa a chiunque Un viso ben rasato e curato con labbra carnose e
sensuali ma aveva qualcosa di molto famigliare ,cercavo di capire dove lo
avessi visto .Poi d’un tratto un flash .No! non ci credo tu sei Giorgio
Si –rispose spero che non rimani deluso
Ma che dici sono sorpreso-non
pensavo di incontrarti ,poi scusa ma
dici che ti chiami Violetta?
Violetta è la mia seconda identità -E’ da tanto tempo che volevo dirti , da
quando sono partito che Ti amo ma pesavo
che tu non mi accettassi. Ora che tra te e me non ci sono più veli sono qui
davanti a te a cuore aperto.
Violetta no ! Giorgio, il ragazzo compagno di scuola che io ho amato e mai dimenticato , quello che
se né andò via senza salutarmi , era innanzi a me con occhi pieni di lacrime e
con una dichiarazione d’amore . Per un
istante non sapevo se abbraccialo o rimproverarlo , l’impulso fece la sua parte , restammo seduti fino a
tarda sera parlando e condividendo ogni
nostro sentimento .Quella notte dormì con lui e feci per la prima volta
l’amore. Fu una sensazione bellissima mai provata , io e lui nudi sullo stesso letto senza timore, senza
vergognarsi ,vicini uno con l’altro amandoci con il desideri di chi vuole amare
.Da quella notte tutte le notti dormivamo insieme tanto da decidere di vivere
nella stessa casa .
Arrivò il giorno in cui dovevo presentare a mio padre Giorgio .Sapevo con
certezza cosa avrebbe detto
. Mi feci coraggio e con il mio compagno mi recai a casa dei miei
Lui non sapeva chi fosse realmente Giorgio e ne che vivessi con lui ,al
contrario di mia madre che venne lei stessa a conoscerlo nella nostra nuova
casa .Suonai il campanello ad aprire fu mia madre, nel vederci ci abbraccio entrambi .Fu un abbracci forte e caloroso mi sentivo
molto protetto come quando ero bambino .Mi accompagnò davanti alla porta del
salotto e sottovoce disse sta seduto nella sua solita poltrona leggere il
giornale.,La poltrona di pelle verde con bottoni ai manici lo rendevano più autorevole di quando lo
lasciai l’ultima volta. Mi toccai con le dita la vecchia ferita sotto l’occhio
rivivendo per un attimo quello spiacevole episodio Al sol ricordo mi prese un magone allo stomaco tanto da
farmi venire il cuore in gola .Avevo un certo affanno e con mano tremante .entrai chiudendo la
porta alle mie spalle . Con un filo di
voce salutai –ciao papà-
Mio padre rimase lì fermo immobile
con il giornale aperto tra le mani come
se non mi avesse sentito , poi con un gesto deciso abbassò il giornale scrutandomi come un felino dalla testa ai
piedi .-Era invecchiato aveva i baffi bianchi e numerose rughe sul viso ,ma il
suo atteggiamento austero non l’ aveva perso
.-
Sei finalmente tornato- mi rispose
senza alzarsi dalla poltrona per salutarmi, come avrebbe fatto qualunque padre
nel rivedere il proprio figlio.
-Si – risposi -sono tornato per farti conoscere una persona -
Ah! Sarebbe la tua compagna o la tua
puttana –Giusto?
Cosa dovrei dire ! Bravo figliolo hai trovato una bella donna ,o meglio un uomo ,no forse un gay- e così che si dice vero? Perché Frocio
è volgare! E perché non invece finocchio o checca?
Mi sentivo ferito da quelle parole oltre ad essere sorpreso ma decisi di
continuare a parlare.
-Papà sono cosciente che tu non la vedi e che non l’hai mai vista come io
vorrei ,ma devi accettarmi per quello che sono. Che differenza fa se è uno è
del mio stesso sesso oppure no, quello che conta è quello che provo io sono
innamorato ,amo Giorgio come tu ami mamma , i tempi sono cambiati,non vederla
come una malattia.–
-Devo accettare che sei gay? Ho un figlio gay? No ! non voglio non sai
quanta vergogna possa provare – Tu! mio figlio , che speravo in un futuro
diverso , sposato con una Donna..Dico
femmina!! e con figli ,vieni qui dopo
tanti anni a dirmi che devo accettarti come sei ?Preferisco sapere che tu sia
morto ma non sapere che io ho un figlio gay.. vai via e non farti più vedere.. Io non ti conosco —
Si lasciò cadere sulla vecchia poltrona sfinito con le mani sul viso ,gettando
da una parte il giornale.
Usci da quella stanza inorridito guardando negli occhi Giorgio che senza
parole attendeva in cucina ,mia madre
capi tutto e non disse niente, abbasso
gli occhi in uno sguardo incupito di
dolore prese la mia mano e poi quella di
Giorgio ed in silenzio ci diede la sua benedizione contro il volere di mio padre . Uscimmo dalla casa dei miei senza voltarci indietro, sapevo che mio padre ci stava guardando da dietro la tenda della finestra, sentivo la
sua presenza in brividi che mi correvano lungo la schiena .
Da quel giorno non lo rividi più .Io
e Giorgio continuiamo a stare insieme ed
a vivere nello stesso tetto amandoci ogni giorno come fosse il primo .La danza
è divenuta una parte di me tanto che insegno in una scuola facendo coreografie
per spettacoli televisivi.